Lo stile Transizione

Tale stile può essere in un certo senso paragonato allo stile della Reggenza: come questo, infatti, presenta caratteri in comune con gli stili che lo precedono e che lo seguono, dando vita però a una serie di opere che hanno un carattere proprio e facilmente riconoscibile. Svend Eriksen, in Early neoclassicism in France (1974), ha elencato le ragioni 'emotive' alle quali si può attribuire la nascita del Neoclassicismo francese: desiderio di novità, reazione all'esuberanza del Rococò, la nuova moda improntata all'antico che prende il nome di goût grec pur essendo ispirata piuttosto dagli scavi di Ercolano e Pompei, la nostalgia per il grand style, vale a dire per lo stile Luigi XIV. In effetti, le prime manifestazioni che testimoniano un certo rinnovamento nel gusto si rifanno soprattutto ai motivi decorativi e alle forme, contenute e simmetriche, del Luigi XIV.

Nei mobili di falegnameria le curve divengono meno capricciose, i braccioli si semplificano, gli schienali assumono forme ovali o tondeggianti, perdendo la sagoma irregolare del periodo rococò. Le gambe si raddrizzano e verso gli anni Settanta del secolo divengono addirittura "a balaustro" o "a faretra". La stessa volontà di semplificazione è presente nei profili degli altri mobili che, però, mantengono le gambe arcuate, mentre i montanti e, in genere, la struttura superiore, o il corpo, divengono rettilinei e rigidi conferendo, nel complesso, al mobile un aspetto forse un po' pesante. I motivi decorativi sono di nuovo decisamente classicheggianti: ovuli, palmette, mascheroni, nastri. Le modanature sono più semplici e più squadrate, i colori più so- brii. La policromia decade mentre si afferma la voga del bianco che diverrà uno dei colori prediletti nei decenni seguenti.

L'interesse per l'antichità

Favorevole al cambiamento di gusto che si andava delineando, Madame de Pompadour, nel 1749, inviò in Italia il fratello, conte di Vandières e futuro mar- chese di Marigny, sovrintendente delle residenze reali, accompagnato dall'architetto Soufflot, dall'incisore Charles-Nicolas Cochin (1715-90) e dall'abbé Le Blanc, perché insieme si documentassero sui nuovi indirizzi stilistici. Dopo un soggiorno di due anni, durante il quale visitarono i recenti scavi di Ercolano e di Pompei, essi portarono a Parigi notizie stimolanti e nuovi in- dirizzi di gusto che nella capitale francese trovarono un terreno fertile pronto ad accoglierli.

 

L'interesse per l'antichità è testimoniato anche dalle nume- rose pubblicazioni sull'argomento. Lo stesso Cochin scrive le Observations sur les antiquités d'Herculanum (1751); il conte di Caylus (1692-1765), di ritorno dall'Asia Minore dove si era recato alla ricerca di Troia, si dedica all'antiquariato, colleziona oggetti anti- chi e pubblica i risultati dei suoi studi archeologici in Recueil d'antiquités, in sette volumi editi tra il 1752 e il 1767. Un suo protetto, il pittore Louis-Joseph Le Lorrain (1715-59) realizzerà nel 1756 alcuni mobili in ebano e bronzo dorato di 'gusto greco' molto lodati dai suoi contemporanei; questi mobili gli erano stati commissionati da Ange- Laurent Lalive de Jully, maestro delle cerimonie di corte e autore di un Catalogo storico (1764) in cui viene descritta la sua collezione. Anche nei mobili di Le Lorrain è presente quel carattere piuttosto sgraziato e pe- sante, più vicino al Luigi XIV che all'antico, tipico dei mobili di questo periodo.

Tra gli ebanisti dello stile di Transizione emerge la figura di Jean-François Oeben, l'artigiano preferito di Madame de Pompadour, il primo a reintrodurre le linee rette nel disegno del corpo del mobile. Nei mobili di ebanisteria compaiono i primi piallacci in mogano. A volte gli intarsi accentuano la propria policromia compensando in questo modo l'irrigidirsi delle forme. I motivi decorativi sono costituiti da intrecci, trofei, rosette, mazzi di fiori, losanghe e greche. An- che i bronzi d'applicazione tendono ad abbandonare la rocaille per raffigurare ghirlande di allo- ro, teste d'ariete o di leone, ro- sette e greche, tutti temi tratti dall'antichità classica.